Londra, gennaio 2010 – a cura di Agicoscommesse AGGIORNATO
Si è conclusa a Londra l’edizione 2010 dell’International Gaming Expo (IGE), la fiera più importante del mondo dedicata al settore del gioco e delle scommesse. Un appuntamento che, anche quest’anno, ha richiamato migliaia di operatori, produttori, giuristi e osservatori da tutto il mondo per fare il punto su un comparto in continua evoluzione, tra novità tecnologiche, mutamenti normativi e prospettive economiche globali.
L’Earl’s Court Exhibition Centre ha ospitato tre intense giornate di convegni, incontri e presentazioni. Le new slot, le VLT e i giochi digitali sono stati i protagonisti indiscussi della manifestazione, a conferma di come il mercato si stia orientando verso un modello sempre più integrato tra intrattenimento tradizionale e piattaforme online. Tuttavia, al di là delle novità tecniche, l’IGE 2010 è stato soprattutto un osservatorio privilegiato per comprendere lo stato del gaming mondiale in un momento storico di grandi cambiamenti.
Tra gli interventi più seguiti c’è stato quello di Fabrizio D’Aloia, presidente di Microgame, azienda leader del mercato italiano. D’Aloia ha posto l’accento sulla necessità di riformare la figura dei Punti di Commercializzazione (PDC), una realtà che negli anni ha contribuito a diffondere il gioco legale in Italia ma che oggi richiede, secondo il manager, una regolamentazione più chiara.
“I PDC hanno avvicinato il pubblico al gioco legale – ha spiegato – ma servono regole più definite. Anche la loro eliminazione andrebbe considerata solo se rappresentano un ostacolo e non un vantaggio. Tuttavia sarebbe come eliminare i promotori finanziari o farmaceutici: un errore di prospettiva”.
D’Aloia ha inoltre parlato del tema dell’intermediazione, sottolineando come i fenomeni irregolari siano in calo e come il poker online abbia contribuito a una maggiore autonomia del giocatore. “Serve un controllo più attento del territorio – ha aggiunto – ma anche un tavolo permanente tra operatori e AAMS per affrontare il problema alla radice e trovare soluzioni strutturali”.
Nel corso della terza giornata, il pubblico ha assistito alla presentazione di una ricerca condotta da Prescient sul comportamento degli utenti britannici nel gioco online. Il 60% degli intervistati ha dichiarato di visitare siti di scommesse, il 40% portali di casinò e il 36% piattaforme di bingo.
Secondo Andrew Sawkins, managing director di Prescient, gli elementi più importanti per l’utente sono la sicurezza (89%), la semplicità d’uso (86%) e la facilità di registrazione (86%), mentre il bonus di benvenuto o i crediti elevati all’iscrizione risultano meno determinanti.
Tra gli operatori più popolari nel Regno Unito, spiccano Ladbrokes (94%), William Hill (93%) e Betfair (92%), seguiti da Paddy Power, Coral e SkyBet. Nel settore bingo domina Gala, mentre nel poker online Ladbrokes resta il marchio più apprezzato.
Questi dati confermano una tendenza che negli anni successivi si è consolidata: il mercato britannico è diventato un modello di equilibrio tra libertà di gioco e regolamentazione, grazie a una Gambling Commission efficiente e a un sistema di licenze trasparente.
L’IGE ha dedicato ampio spazio anche ai mercati emergenti, in particolare a Stati Uniti e Russia.
Negli USA, dopo anni di blocco a causa dell’UIGEA del 2006, si intravedevano segnali di apertura: secondo Andrew Gellatly di Gambling Compliance, il 2010 poteva rappresentare l’anno della svolta. La pressione fiscale sugli Stati e l’interesse dei governi locali, come California e New Jersey, aprivano la strada a una graduale legalizzazione del gioco online. E in effetti, pochi anni dopo, il mercato statunitense avrebbe iniziato un percorso di riapertura regolata, culminato con il ritorno del poker legale in diversi Stati.
Diverso il quadro in Russia: come spiegato dai rappresentanti di Storm International, la severa legge del 2006 che confinava i casinò in poche aree isolate ha prodotto l’effetto opposto rispetto alle aspettative, favorendo la crescita del gioco illegale. Una situazione che, secondo gli analisti, avrebbe potuto peggiorare senza una riforma capace di riordinare il sistema in modo realistico e sostenibile.
Uno dei momenti più seguiti è stato il dibattito giuridico sul futuro del gioco in Europa, moderato dall’avvocato tedesco Wulf Hambach, che ha ribadito come la piena armonizzazione sia ancora lontana. “I governi – ha spiegato – hanno bisogno di entrate fiscali, e il gioco rappresenta una fonte primaria. È difficile parlare oggi di liberalizzazione totale”.
Di tono più ottimistico l’intervento dell’avvocato Quirino Mancini, che ha lodato il modello italiano, definendolo “un sistema valido e flessibile, in grado di aggiornarsi secondo le indicazioni della Corte Europea di Giustizia”. La sua analisi si è rivelata profetica: negli anni seguenti, l’Italia è diventata un riferimento normativo per molti Paesi europei, grazie al modello concessorio e all’equilibrio tra tutela e sviluppo economico.
L’edizione 2010 dell’IGE ha rappresentato un punto di svolta per il settore del gaming mondiale. Londra si è confermata capitale dell’innovazione e della regolamentazione intelligente, mentre il confronto internazionale ha messo in luce un cambiamento di paradigma: dal gioco percepito come rischio al gioco inteso come industria regolata e sostenibile.
Molte delle intuizioni emerse in quell’occasione si sono poi concretizzate:
negli Stati Uniti, il gioco online è stato progressivamente riaperto;
L’IGE 2010 ha dunque rappresentato una fotografia lucida di un settore in transizione, dove la parola chiave è diventata “responsabilità”. A distanza di anni, le riflessioni di Londra restano di straordinaria attualità, confermando quanto la regolamentazione – e non il divieto – sia la vera via per uno sviluppo sano e duraturo del mercato del gioco.
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